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LE FAMIGLIE ARCOBALENO IN ITALIA: CHI SONO I GENITORI LGBTQ+

Conosciamo le famiglie omogenitoriali: come sono composte, cosa dice la legge in Italia, chi tutela i figli, perché la società ne ha paura.

FAMIGLIA ARCOBALENO: UN TEMA DIVISIVO

Affrontare il tema delle famiglie arcobaleno in Italia significa inoltrarsi in un terreno estremamente scivoloso. Da un lato esiste un forte stigma di natura socio-culturale e religioso, “cavalcato” dalle parti politiche più conservatrici. Dall’altro, assistiamo ad una narrazione volutamente edificante, che usa soprattutto i social media per accelerare il processo di normalizzazione e accettazione collettiva del concetto di famiglia omogenitoriale, o, come vedremo meglio, non binaria. E anche in questo caso, la parte politica di area progressista tende a “usare” il simbolo arcobaleno e tutto ciò che sia legato alle tematiche LGBTQ+ per migliorare la propria reputazione.

L’estrema polarizzazione complica il dibattito e le posizioni si radicalizzano, la vita delle persone diventa ribalta, le storie d’amore sono strumentalizzate per fini ideologici, attorno ai personaggi dello showbiz più esposti si raccolgono cordate di estimatori o detrattori accaniti, l’intimità domestica irrompe nelle case attraverso i canali social trasformandosi in film in diretta web, i commenti diventano slogan. Una spettacolarizzazione del privato per renderlo più accettabile, è accettabile? Se si parla di diritti civili, tra cui quello al matrimonio ugualitario e soprattutto alla bigenitorialità rivendicato dalle coppie LGBTQ+ con figli/e, fin dove è lecito spingersi? E cosa dice, invece, la legge?

I figli e le figlie, sia delle coppie omogenitoriali, che delle coppie etero, stanno nel mezzo. Loro non decidono, non scelgono, ma il loro grado di benessere – in casa, a scuola e in tutti gli altri contesti – ci fornisce le misure su cui erigere la Casa comune, ovvero l’habitat sociale in cui farli crescere. Una Casa inclusiva, rispettosa, aperta.  Ma non priva di regole/pilastri che ne garantiscano la stabilità.

I bambini e le bambine ci guardano, per citare il celeberrimo film di Vittorio De Sica, e attendono da noi adulti indicazioni su ciò che devono considerare “giusto”, o meno. In termini di relazioni parentali, di spinte amorose, di senso di identità e di appartenenza al gruppo dei pari.

COSA SI INTENDE PER FAMIGLIA ARCOBALENO?

Questa allegra definizione è un termine ombrello, sotto cui si raccolgono diverse tipologie di famiglia, tutte non tradizionali, ovvero non binarie. Per praticità le presenteremo sotto forma di elenco.

Famiglie arcobaleno di prima formazione

Coppie dello stesso sesso

Coppie dello stesso sesso che decidono di avviare un percorso alla genitorialità accedendo (laddove possibile) con tecniche di PMA e/o di maternità surrogata alla possibilità di un concepimento all’interno dell’unione.

Coppie LGBTQ+

Coppie LGBTQ+ in cui uno o entrambi i partner hanno intrapreso o completato un iter di transizione di genere e intendono iniziare un percorso di genitorialità con le modalità di cui sopra.

Persone LGBTQ single

Persone LGBTQ single che decidono di intraprendere un percorso di genitorialità ricorrendo a tecniche di PMA all’estero (dove questa pratica è consentita alle persone single), o avviando un iter per l’adozione o l’affido (anche in questo caso la procedura non è consentita ai single, tranne casi stabiliti dal Tribunale dei minori).

Coppie o single LGBTQ+

Coppie o single LGBTQ+ che optano per il coparenting.

Famiglie arcobaleno di seconda formazione

Con uno o più figli

Coppie LGBTQ+ in cui uno o entrambi i partner hanno uno o più figli frutto di relazioni eterosessuali precedenti.

Famiglia allargata

Coppie LGBTQ+ con figli da precedenti relazioni che avviano un percorso di procreazione insieme per creare quella che viene definita “una famiglia (arcobaleno) allargata”.

IDENTITÀ NON BINARIE E MONDO LIGBTQ+

L’acronimo LGBTQ+ viene per lo più associato ai pride e alle manifestazioni contro l’omotransfobia (e lesbofobia e bisfobia) in attesa di una legge che ne approvi la rilevanza penale. Per capire come “funziona” una famiglia arcobaleno soprattutto nell’ottica del benessere dei bimbi e delle bimbe, occorre partire dalla terminologia, dalle definizioni e dalle tante sigle che rientrano all’interno del complesso mondo LGBTQ+ e che, spesso, ci mettono in confusione. Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

COSA DICE LA LEGGE ITALIANA

La legge italiana che regola le unioni civili, e quindi anche le unioni tra persone dello stesso sesso, viene considerata “monca” nella parte relativa al riconoscimento dei figli/e. Si tratta della Legge n° 76 (2016), che sancisce il riconoscimento giuridico delle coppie formate da persone dello stesso sesso, equiparate a quelle eterosessuali. Opaca, però, resta la parte della stessa normativa relativa alla prole, che non riconosce il diritto alla bigenitorialità salvo casi specifici stabiliti dal Tribunale dei minori di volta in volta. Stiamo parlando del tassello fondamentale definito con termine inglese stepchild adoption, ovvero la possibilità per il o la partner di adottare i figli e le figlie del/a coniuge, qualora ne avesse avuto da precedenti relazioni etero, o tramite pratiche di PMA/maternità surrogata non riconosciute in Italia ma legali all’estero.

Ancora maggiore è l’ostacolo per le coppie dello stesso sesso che, in Italia, volessero affrontare il percorso alla genitorialità cercando un concepimento con inseminazione in vitro o altre tecniche di procreazione medicalmente assistita ricorrendo a donatori/trici di gameti se donne, e a gestazione per altri (GPA). Un iter al momento ufficialmente impraticabile nelle strutture sanitarie pubbliche e private del territorio nazionale.

E, tuttavia, questi bambini, queste bambine esistono, vanno a scuola, vivono con entrambi i loro genitori – due madri, o due padri – ma per la legge italiana risultano avere un solo genitore, quello, o quella, che li ha materialmente messi al mondo o li ha registrati all’anagrafe.

Esiste un grave vuoto normativo che esacerba il tono del dibattito, e che soprattutto pone i minori – soggetti fragili per antonomasia – nella condizione di diventare ulteriore oggetto di discriminazione. In primis, davanti alla legge.

L’estensione dello status filiationis – questa la formula che definisce la condizione genitoriale fuori o all’interno del matrimonio – anche ai figli nati all’estero tramite modalità non accettate in Italia, e l’adottabilità dei figli/e di precedenti relazioni anche fugaci, è dunque la via giuridica da perseguire.

Il fine, ricordiamolo, è la tutela del minore cui si debba garantire il senso di sicurezza che solo la certezza giuridica e – diciamo, di “piazza” – di avere due genitori sullo stesso piano su cui contare, può dare.

DIRITTO ALLA BIGENITORIALITÀ E GENITORE “FANTASMA”

Con questo video dal titolo “Non siamo fantasmi”, l’Associazione Famiglie Arcobaleno Italia, intende sensibilizzare l’opinione pubblica sulle conseguenze che il vuoto normativo relativo al mancato riconoscimento della bigenitorialità anche per i genitori omosessuali, ha sui loro figli e figlie.

Il “genitore fantasma” si ritrova privato delle prerogative, soprattutto legali, che spettano al genitore di diritto, con conseguenze che si ripercuotono soprattutto sul benessere dei figli e delle figlie.

Per la legge italiana la famiglia arcobaleno risulta formata da un solo genitore, che, pertanto, in caso di separazione può sottrarre all’altro il o i minori nati/a dall’unione. Le coppie omogenitoriali hanno il diritto di separarsi come le coppie etero, quando unite da vincolo civile, ma non devono per questo perdere i diritti genitoriali sui figli e figlie.

FAMIGLIA TRADIZIONALE VS FAMIGLIA ARCOBALENO

Cosa differenzia una famiglia tradizionale da una arcobaleno? Il concetto di omogenitorialità, infatti, non può disgiungersi da quello di famiglia non binaria. La definizione di non binarismo non coincide, però, con quello di omosessualità, esattamente come l’acronimo LGBTQ+ non si limita a definire persone transgender e gay. La prima domanda a cui dare una risposta è quindi:

Cosa significa non binario?

Una famiglia non binaria è formata da persone che non si riconoscono nella suddivisione maschio/femmina del genere umano, indipendentemente dal sesso biologico di appartenenza. Il genere maschile/femminile, infatti, è un codice identificativo, un’etichetta che viene attribuita a ciascuno di noi in base ai genitali di nascita. Ciascuno dei due generi, a seconda della società di cui fa parte, viene educato attraverso un preciso pacchetto di doveri e diritti, di codici di comportamento a cui attenersi, di aspettative da rispettare e di ruoli da interpretare.

Le persone non binarie ritengono che sia giunto il momento di superare questo schematismo, per consentire alle persone di esprimersi liberamente. Quando si parla di famiglie arcobaleno, si parla anche di questo tipo di impostazione, che coppie di genitori etero possono decidere di accogliere e mettere in atto esattamente come coppie LGBTQ+. Le famiglie arcobaleno possono altresì essere formate da coppie omosessuali più tradizionali, o da persone che hanno intrapreso il percorso di transizione di genere, portando nella “nuova” famiglia il lascito di quella precedente: i figli e le figlie.

“La storia umana presenta un pressoché inesauribile repertorio di modi di organizzare e attribuire significato alla generazione e alla sessualità, all’alleanza tra gruppi e a quella tra individui, di costruire, appunto, famiglie. Nulla di meno “naturale” e di più socialmente costruito della famiglia, verrebbe da dire

Chiara Saraceno, L’equivoco della famiglia

La seconda domanda che possiamo porci è solo apparentemente banale:

Cosa si intende per famiglia?

Sotto il profilo socio-antropologico, nulla è più mutevole del concetto di famiglia. Se ci atteniamo a quella tradizionale, essa è per lo più un “prodotto” delle società in cui si viene a formare, viene normata dalle leggi in vigore, che possono istituzionalizzarne i confini e stabilirne oneri, privilegi e prerogative, plasmata dalle convenzioni religiose e civili, e si modula sulle tendenze demografiche ed economiche dell’epoca storica di riferimento.

Ciò che infatti tende a non mutare è il far coincidere la sua stessa ragion d’essere nella esistenza di figli concepiti da un uomo e da una donna. La famiglia “naturale” come ci viene presentata è questa, in virtù della sua inoppugnabilità biologica. Eppure, anche solo restando nel presente storico, la nostra stessa esperienza ci offre campionari ben più fantasiosi.

“Insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, o da vincoli affettivi, coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso comune. Una famiglia può essere costituita anche da una sola persona”

ISTAT, DEFINIZIONE DI FAMIGLIA

Aumentano di numero le famiglie unipersonali, allargate (o composite), le famiglie dislocate (i cui membri abitano in zone distanti geograficamente), e le famiglie ricostruite. Inoltre ciascuno di noi – dall’inizio al termine della propria esistenza – è parte di più progetti familiari che può contribuire a far prosperare come a far fallire. Sono molteplici le forme-famiglia in potenza, che quando collassano nella realtà realizzandosi compiutamente, ci raccontano storie sempre diverse, ben lontane da un (inesistente) modello unico di riferimento.

La resistenza nell’accettare l’idea che una coppia omosessuale possa anche assolvere al compito genitoriale godendo degli stessi diritti e doveri attribuiti alle coppie etero nei confronti dei figli/e biologici o adottivi, è senza dubbio frutto di una storia di stereotipi e di una narrazione della famiglia come luogo ideale che insieme nutre e protegge l’amore “sacro” tra l’uomo e la donna. L’unico in grado di generare la vita.

Eppure non esiste ragione al mondo per cui si debba pensare che persone omosessuali non desiderino procreare, accudire ed educare figli e figlie. Ma se accettiamo che una coppia omosessuale possa praticare la genitorialità con le stesse modalità di una coppia etero, dobbiamo anche poter fare un passo in più, e includere nella nostra idea di famiglia le persone transgender, genderless e gender fluid.

Il benessere dei bambini e delle bambine dovrebbe essere la prima voce in cima alla lista delle preoccupazioni dei legislatori, educatori, sociologi e medici quando si parla di istituto della famiglia e diritti dei minori.

Se, quindi, stabiliamo questo principio come avente valore assoluto, allora dobbiamo superare il concetto che solo la famiglia “naturale” (in cui la coppia genitoriale, coniugata o di fatto, sia quindi composta da un essere umano maschio e da un essere umano femmina, biologicamente nati come tali) sia in grado di fornire ai minori le cure, l’amore e il sostegno di cui hanno bisogno per diventare adulti consapevoli, equilibrati e (si spera), felici.

“Tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”

(Incipit di Anna Karenina, di Lev Tolstoj, pubblicato nel 1878)

“La famiglia di oggi non è né più né meno perfetta di quella di una volta: è diversa, perché le circostanze sono diverse”

(Così affermava Émile Durkheim, sociologo francese, nel 1888)

Fonti:

https:// www.ilpost.it/2016/02/04/i-figli-delle-coppie-omosessuali-studi/
https:// www.uppa.it/bambini-con-genitori-omosessuali/
https:// www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/27703371.2021.2023375
https:// www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6309949/
https:// www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7218755/
https:// www.famigliearcobaleno.org/
L’equivoco della famiglia, Chiara Saraceno, Edizioni Laterza 2017