Knowledge in Psychiatry Journal trasforma il muro di conoscenza in una rete di scambi, dinamica ma costruttiva, flessibile ma con basi scientifiche solide, per una visione della Psichiatria a 360 gradi.

DISTURBI ALIMENTARI: COME SI CURANO, COME SI PREVENGONO, COME SI EVITA LA TRAPPOLA DEI SOCIAL

Anoressia e bulimia spesso si associano al disturbo da dismorfofobia corporea, peggiorato dal confronto con modelli di bellezza virtuali enfatizzati dai social come Instagram. Scopriamo come curare i DNA e come aiutare ragazzi e ragazze a non farsi condizionare da modelli estetici malsani e recuperare un rapporto sereno con il corpo.

SOCIAL MEDIA E DISTURBO DA DISMORFOFOBIA: QUANTO INCIDONO SUI DNA?

Il disturbo da dismorfofobia probabilmente è sempre esistito, ma l’avvento dei social media ne ha disseminato la diffusione su fasce sempre più giovani di popolazione femminile e maschile, in tal modo contribuendo anche a moltiplicare i casi di DNA. Partiamo dalla definizione.

COS’È IL DISTURBO DA DISMORFOFOBIA CORPOREA?

Letteralmente, si tratta della percezione alterata del proprio corpo, o meglio, dell’immagine mentale del proprio corpo. Nel DSM-V la dismorfofobia viene decritta in questo modo:

 

Le persone con disturbo da dismorfofobia corporea sono ossessionate da uno o più difetti fisici che percepiscono come brutti, antiestetici, anormali, mostruosi o deformi, ma che risultano inesistenti o molto lievi agli occhi altrui.   

Nelle persone con DNA, in particolare con anoressia e bulimia nervose, il dismorfismo corporeo è uno dei sintomi nonché uno dei fattori cronicizzanti del loro disturbo alimentare, che nasce prima di tutto nella testa. Si tratta di pensieri intrusivi, ossessivi, che si focalizzano su specifiche aree del corpo, ad esempio l’addome, il viso, o le cosce, la cui immagine mentale non ha alcuna corrispondenza con quella reale. I giovani maschi che soffrono di DNA, in particolare di anoressia nervosa, ad esempio, si concentrano sui muscoli nella convinzione che non siano mai abbastanza definiti, e che questo difetto li faccia sembrare scherzi della natura, privi di virilità, brutti e goffi. Le ragazze, per quanto magre e ossute possano essere, tenderanno a vedere le proprie cosce come enormi, inguardabili, inaccettabili. Queste parti del corpo diventano nemici contro cui combattere.  Il dolore che questa continua svalutazione della propria immagine corporea produce in persone giovani e giovanissime è incalcolabile.

Secondo le stime, nel mondo una persona su 50 soffre di dismorfofobia corporea. Pertanto parliamo di un problema mentale estremamente diffuso e molto pericoloso. Tra le conseguenze della dismorfofobia nelle sue forme più severe si riscontra:

  • ripetute assenze scolastiche fino al ritiro da scuola per il 20% dei/le teenager;
  • aumento del rischio suicidario;
  • astensione dalle attività sociali;
  • autoreclusione a casa.
INSTAGRAM ED EFFETTO SOCIAL SUL DISTURBO DA DISMORFOFOBIA

Nel disturbo da dismorfofobia così diffusamente presente nei ragazzi e nelle ragazze con DNA, la distorsione della propria immagine corporea si attua di pari passo con l’idealizzazione di quella altrui. Un processo che nel mondo digitale assume contorni grotteschi, a causa delle molteplici possibilità di contraffazione delle foto digitali che si possono condividere su social network come Instagram, e sui canali di messaggistica istantanea. Diversi studi hanno messo in relazione un aumento generalizzato del senso di insoddisfazione corporea nella popolazione femminile e l’esposizione ad immagini di fisici perfetti mostrati su Instagram durante sessioni di navigazione compulsiva. La visione di queste immagini, sia di proprie pari che di influencer e personaggi popolari, spesso abilmente migliorate da illuminazione strategica e filtri in dotazione delle app, produce conseguenza dannose sotto il profilo psicologico e comportamentale, aggravando la dismorfofobia, se già presente, o innescandola. Sono soprattutto pericolosi i profili di giovani e giovanissimi/e che esaltano in modo più o meno esplicito alcuni parametri estetici quali: la magrezza, l’estrema definizione muscolare, la forma delle gambe e lo spessore delle cosce, il volto emaciato con zigomi sporgenti.

 

Confrontarsi con simili modelli malsani di bellezza, basati su criteri estetici squilibrati, può “autorizzare” adolescenti e giovani a fare qualunque cosa pur di aderirvi a propria volta, come sottoporsi a sfiancanti sessioni di allenamento quotidiano, e praticare in modo sistematico la restrizione calorica. Soffrire di dismorfofobia, però, impedisce di vedere i risultati raggiunti, ad esempio in termini di dimagrimento, e ciò comporta il rischio di mettere a repentaglio la propria salute, e persino la vita. Alcuni segnali che possono mettere in allarme genitori e osservatori/trici, sono, ad esempio:

  • aumento medio delle ore trascorse a navigare sui profili social di influencer, personaggi popolari o propri/e coetanei/e per visionarne foto e video e confrontarli con i propri;
  • aumento medio del tempo trascorso sul web alla ricerca di: esercizi fisici, diete dimagranti e strategie per mangiare di meno e ridurre il peso o i cm in alcune zone specifiche del corpo. Esempi di ricerca in tal senso possono essere: “Come aumentare la distanza tra le cosce” o, “Come avere un addome piatto in poco tempo”;
  • aumento medio del tempo trascorso a pubblicare proprie foto che mostrano i cm persi o le zone del corpo smagrite grazie alla dieta o all’esercizio fisico;
  • iscrizione a chat o gruppi di messaggistica istantanea costituiti esclusivamente per condividere suggerimenti su come dimagrire, saltare i pasti o raggiungere specifici risultati estetici.

Man mano che il disturbo alimentare si aggrava, da un lato aumenta febbrilmente l’attività digitale alla ricerca di modelli estetici di riferimento e gruppi di pari con cui condividere lo stesso percorso di autodistruzione, dall’altro, quello della vita “vera”, isolamento e comportamenti rituali legati al cibo e all’attività fisica la fanno da padroni. I disturbi dell’alimentazione si vivono in solitudine, è la loro prerogativa.

Piccola nota: i genitori di minori hanno il diritto/dovere di violare la privacy di figli/e qualora si accorgano che la loro ossessione per la magrezza e l’odio per certe parti del loro corpo stanno mettendo a rischio la loro salute o la vita.

PREVENIRE I DISTURBI ALIMENTARI: COSA POSSONO FARE LE FAMIGLIE

I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione sono quasi sempre familiari. Non significa che ne soffrano necessariamente anche gli altri membri della famiglia, ma l’ambiente in cui il problema è maturato è quasi sempre quello intimo e domestico della casa e dei suoi abitanti. Essere genitori di un ragazzo/a con un disturbo alimentare non deve far sentire in colpa, ma spingere certamente a porsi delle domande. Dietro scelte estreme di restrizione calorica, dietro l’ossessione per il proprio aspetto fisico, dietro il desiderio di restare piccoli/e, o di uniformarsi a malsani canoni di bellezza, dietro comportamenti rituali e compulsivi, vi è spesso un disagio nato in contesti familiari disfunzionali. Talvolta bambini/e e teenager sviluppano un disturbo alimentare dopo aver subito un abuso, non necessariamente di tipo sessuale. Situazioni particolarmente stressanti per bambini/e sono anche malattie in famiglia, separazioni e/o divorzi conflittuali, disagi economici, problemi scolastici, bullismo e cyberbullismo. Cosa può fare un genitore che viva anch’esso/a un forte stress?

Riconoscere di aver bisogno di aiuto, ad esempio.

Quando ci si accorge che il proprio figlio/a ha un problema alimentare che sta mettendo a repentaglio la sua vita, si deve intervenire, e ciò in caso di minori può comportare anche un ricovero coatto. Ma si può prevenire il dramma, agendo prima che la situazione diventi incontrollabile se si percepisce che il proprio figlio o figlia è al limite di un disturbo alimentare o comunque troppo ossessionato/a dalla magrezza e ha sviluppato un’attitudine eccessivamente critica nei confronti del proprio aspetto fisico. Cose da fare sono:

  • mostrare la propria preoccupazione per la salute e il benessere fisico e mentale del proprio figlio/a senza farlo/a sentire in colpa;
  • evitare commenti sul peso in negativo;
  • conoscere il mondo social e le sue trappole. Qualora si scoprisse che il proprio figlio/a si è imbattuto/a in siti web o gruppi social pro anoressia o pro bulimia si può intervenire con una denuncia alla polizia postale;
  • evitare di promuovere messaggi che esaltano l’importanza dell’aspetto fisico e di certi canoni estetici, anche in modo “innocente”;
  • evitare confronti con altre persone della famiglia o estranee, o con sé stessi/e. Esempi possono essere: “Io da giovane sì che ero magra!”, oppure: “Tua cugina è dimagrita tantissimo, ora è proprio in gran forma”;
  • ricordare che un disturbo alimentare è una malattia mentale, prima che fisica, che non è una colpa, non è una vergogna, e che per uscirne occorre un aiuto esterno;
  • osservare se il proprio figlio/a tende ad isolarsi e ha modificato il proprio modo di mangiare;
  • osservare se tende a vestirsi in modo diverso, ad esempio con indumenti molto larghi e coprenti anche in estate;
  • osservare il tempo che trascorre a fare attività fisica;
  • cercare il dialogo senza imporlo, ma offrendo in modo incondizionato la propria disponibilità;
  • osservare se il proprio figlio/a ricorre regolarmente al bagno subito dopo i pasti;
  • non avere timore di chiedere ad amici/e, compagni/e di scuola, insegnanti o allenatori/trici se hanno notato cambiamenti nel comportamento o nel fisico del proprio figlio/a;
  • essere pronti/e a rivolgersi ad un Centro per la cura dei DNA qualora si ritenesse che il proprio figlio/a ne trarrebbe giovamento;
  • non aver paura di dover entrare in terapia a propria volta.

La lista di cui sopra non vale solo per i genitori, ma per chiunque conviva, lavori, intrattenga una relazione o semplicemente abbia a cuore la salute e il benessere di una persona con un disturbo alimentare.

A CHI RIVOLGERSI:

  • Al/a MMG o al/a pediatra;

  • alla piattaforma dell’ISS con la mappatura dei Centri specializzati nel trattamento dei DNA presenti su tutto il territorio nazionale;

  • al numero verde SOS Disturbi alimentari 800 180969.

CURARE I DNA: TERAPIE, CENTRI E… REALTÀ VIRTUALE

DNA: DALLA DIAGNOSI ALLA CURA

La buona notizia c’è: è possibile curare i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione fino a guarigione completa. In Italia esistono numerosi Centri di eccellenza per il trattamento dei DNA sparsi sul territorio nazionale e convenzionati con il SSN, ai quali ci si può rivolgere direttamente che tramite il/la MMG. La diagnosi si avvale di strumenti quali il DSM-V per il riconoscimento dei segni clinici relativi a ciascun disturbo alimentare, cui si associano valutazioni degli indici antropometrici, test ed analisi specifiche tra cui:

  • misurazione del peso e dell’IMC (Indice di Massa Corporea) o dei percentili se parliamo di bambini/e sotto i 12 anni;
  • plicometria, misurazione della massa grassa;
  • circonferenza e area muscolare del braccio;
  • densitometria ossea se vi è rischio di osteoporosi, come accade nei casi anoressia nervosa;
  • test fisici;
  • esami del sangue per rilevare squilibri elettrochimici, ormonali, nella funzionalità epatica, renale, metabolica che indichino stati di malnutrizione o denutrizione.

Se la valutazione dello stato nutrizionale e dei parametri fisici è importante ai fini diagnostici di un disturbo alimentare, ancora più centrale è comprendere lo stato psicologico e mentale della persona che ne soffre. Un ragazzo/a con un DNA sarà quindi invitato/a a rispondere a test fatti apposta per cercare di capire quale sia il suo rapporto con il cibo, il livello di insoddisfazione corporea legata al peso, e in generale l’intensità del disagio psichico associato all’aspetto fisico e all’atto della nutrizione. Un esempio è l’EAT -26 (Eating Attitude Test), un questionario a 26 domande che indaga esattamente questi aspetti, che dovrà essere somministrato tenendo conto della tendenza a “barare” delle persone con DNA, le quali spesso non si rendono minimamente conto della gravità del loro stato di salute e ritengono che la preoccupazione altrui sia del tutto sproporzionata.

Giungere alla diagnosi di un disturbo alimentare è il primo passo verso la guarigione, ed è cruciale che sia fatto il prima possibile. Prima che il corpo sia a tal punto deteriorato, e la mente a tal punto alterata, da far temere che non sia possibile un pieno recupero, o un recupero tout court. Ecco perché è importante conoscere i disturbi dell’alimentazione, ed essere pronti/e saper cogliere i primi segnali di disagio, e intervenire con prontezza. Vale per genitori e familiari di bambini/e e adolescenti, per educatori/trici, per allenatori/trici, considerando che proprio gli ambiti sportivi sono ad alto rischio per la genesi dei disturbi alimentari legati alla necessità di uniformarsi a precisi parametri fisici.

CURARE I DISTURBI DELLA NUTRIZIONE E DELL’ALIMENTAZIONE

La cura dei disturbi alimentari prevede la collaborazione di equipe mediche multidisciplinari e di professionisti/e per le terapie di supporto e non è mai una percorso breve o facile. Tra le figure che si occupano del recupero della persona con DNA spiccano:

  • psichiatri/e neuropsichiatri/e infantili;
  • psicologi/e e psicoterapeuti/e;
  • medici nutrizionisti/e;
  • infermieri/e;
  • assistenti sociali;
  • tecnici/e per la riabilitazione motoria;
  • tecnici/e per la riabilitazione psichiatrica.

La presa in carico della persona con un disturbo alimentare è quindi totale, e, a seconda della gravità dei sintomi, della condizione familiare o dell’età, può essere condotta ambulatorialmente in modo più o meno intensivo, fino al ricovero residenziale in una struttura specialistica. Le terapie disponibili per il trattamento dei DNA volto ad ottenere una riabilitazione fisica, psicologica e mentale della persona in cura sono oggi tante, e vengono personalizzate in base alle peculiarità di ogni singolo caso, e modulate nel tempo in base alle risposte più o meno positive. Tra queste si annoverano:

  • riabilitazione e rieducazione nutrizionale. Nei casi più gravi di anoressia nervosa la prima fase di intervento può includere l’alimentazione artificiale;
  • psicoterapia singola e/o di gruppo;
  • terapie di rieducazione alimentare condotte con metodo cognitivo-comportamentale efficace nel fornire strumenti a lungo termine per neutralizzare i processi mentali che sfociano del disturbo fisico.

La fase più delicata è rappresentata dall’uscita della persona con disturbo alimentare dal percorso di cura. Il rientro in famiglia o alla propria vita precedente, può infatti riproporre le medesime condizioni che hanno portato all’esplosione della malattia, con un elevato rischio di recidive. Per questo è importante che la rete di supporto sanitario che ha accompagnato la persona con un DNA a superare la fase acuta della sua sofferenza, non venga meno. Ricadere in un disturbo alimentare può infatti avere conseguenze più gravi rispetto al suo esordio. Occorre programmare un monitoraggio a lungo termine, affinché vi sia la certezza che il ragazzo o la ragazza guariti da un DNA siano stati equipaggiati a sufficienza per continuare il viaggio della loro vita liberi/e dall’ossessione per il cibo, per il peso, per l’aspetto del loro corpo.

CURARE UN DISTURBO ALIMENTARE CON LA REALTÀ VIRTUALE?

Perché no? Uno studio italiano pubblicato nel 2022 ha provato a verificare l’efficacia della realtà virtuale come strumento terapeutico nella cura dell’anoressia nervosa, scoprendo, esattamente come faceva il dottor Frankenstein/Gene Wilder che: “Si può fare!”.

Creando un ambiente digitale immersivo, come quelli proposti in diversi test sperimentali mirati a curare patologie mentali tra cui l’anoressia nervosa, è possibile aiutare soprattutto giovani e giovanissimi/e a sviluppare un rapporto meno conflittuale con il proprio corpo. Il problema della dismorfofobia che è all’origine o concausa di molte forme di disturbi alimentari, e che consiste nella percezione distorta della propria immagine corporea, paradossalmente può essere superato almeno parzialmente in modo giocoso, entrando in contesti virtuali.

In alcune simulazioni, il ragazzo/a viene invitato/a a confrontare dati biometrici reali del proprio corpo con avatar virtuali disegnati sulla base delle proiezioni interiori del proprio aspetto. In questo modo è, già possibile iniziare a rendersi conto di quanto divergano le due immagini e di quanto alterata sia la percezione delle proprie forme fisiche. Una volta che il proprio doppio digitale inizi ad interagire nei contesti virtuali come farebbe nel reale, ma con la guida di un/a terapista, e con la possibilità di anticipare e “correggere” subito i comportamenti autolesionisti, gli effetti rieducativi vengono accelerati e amplificati.

Considerando che la generazione Z è la più colpita dai disturbi alimentari, e che è anche la fascia dei nativi digitali, l’inclusione di programmi di realtà virtuale nel percorso terapeutico di cura dei DNA nei Centri specialistici dovrebbe essere standardizzato in modo capillare. Un percorso di cura a loro affine, gratificante e divertente per fare pace con quel corpo tanto odiato, e finalmente dedicarsi alle cose più belle della vita.

INTERVISTA A LEONARDO MENDOLICCHIO, PSICHIATRA, UNO DEI MASSIMI ESPERTI IN ITALIA NEL TRATTAMENTO DEI DISTURBI DELLA CONDOTTA ALIMENTARE (DCA)

Il dottor Leonardo Mendolicchio è Direttore dell’unità Operativa di Riabilitazione dei Disturbi alimentari e della Nutrizione presso l’IRCCS Auxologico Piancavallo, in provincia di Verbania.

INTERVISTA A FRANCESCA FIALDINI, CONDUTTRICE DELLA DOCU-SERIE RAI “FAME D’AMORE” SUI DISTURBI ALIMENTARI

Francesca Fialdini è autrice e conduttrice tv. Dal 2020 al 2023 si è dedicata a Fame d’amore, una docu-serie prodotta da RAI 3 e Ballandi, incentrata sulle storie di ragazze e ragazzi in lotta con i Disturbi dell’Alimentazione.

Fonti di riferimento

Ministero della Salute Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA)

SISDCA  Disturbi del comportamento alimentare (DA&O) e uso di alcol e/o sostanze: un fenomeno emergente

ADAA Body Dysmorphic Disorder

SINPIA Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla contro i Disturbi del Comportamento alimentare Comunicato Stampa 15 marzo 2023

Pedalino F, Camerini AL. Instagram Use and Body Dissatisfaction: The Mediating Role of Upward Social Comparison with Peers and Influencers among Young Females. Int J Environ Res Public Health. 2022 Jan 29;19(3):1543. doi: 10.3390/ijerph19031543. PMID: 35162562; PMCID: PMC8834897.

National Institute of Mental Health Eating Disorders: About More than Food

DSM-V Manuale diagnostico-statistico dei Disturbi mentali quinta edizione

Magrini M, Curzio O, Tampucci M, Donzelli G, Cori L, Imiotti MC, Maestro S, Moroni D. Anorexia Nervosa, Body Image Perception and Virtual Reality Therapeutic Applications: State of the Art and Operational Proposal. Int J Environ Res Public Health. 2022 Feb 22;19(5):2533. doi: 10.3390/ijerph19052533. PMID: 35270226; PMCID: PMC8909096.