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Tutela della salute mentale sul territorio: un’occasione da non perdere

La pandemia di Covid-19 ha colpito la nostra economia, ma grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’Italia si è posta ambiziosi obiettivi di rilancio.


Il PNRR, stilato nell’ambito della straordinaria occasione che ci è stata offerta dal Recovery Fund (progetto Next Generation UE), è costituito da 6 Missioni, con linee di intervento disegnate per costruire un’Italia nuova, capace di affrontare le sfide ambientali, tecnologiche e sociali che ci aspettano nel prossimo futuro.

La strategia complessiva degli anni a venire mobiliterà oltre 300 miliardi di euro per la trasformazione in un Paese più equo, verde e inclusivo, con un’economia più competitiva, dinamica e innovativa. Di questi, 20 miliardi saranno destinati alla “Missione Salute” e 13 miliardi alla “Missione Sociale”.

Per molti insufficienti, o per lo meno inferiori alle aspettative, queste risorse rappresentano comunque una fondamentale occasione per ripensare e rilanciare il nostro welfare socio sanitario. A patto di spenderle bene, soprattutto quando si parla di un potenziamento del welfare territoriale, così che possa essere sempre più vicino alle persone.

E il pensiero corre anche alla salute mentale: da più parti si ravvisa l’esigenza di ristrutturare e potenziare l’assistenza territoriale e domiciliare, per sostenere il diritto alla vita indipendente e l’aspirazione di ogni persona, specialmente quelle più vulnerabili, di vivere e curarsi nel proprio contesto familiare e di comunità, assicurando continuità tra territorio e ospedale in modo omogeneo lungo tutta la penisola, superando il divario strutturale ancora esistente tra molte zone d’Italia.

Sono sempre di più coloro che reclamano un impegno per riorganizzare il sistema in modo che non eroghi solo prestazioni in un’ottica di logiche emergenziali e di puro sostegno alla realtà attuale, ma operi per la prevenzione e la promozione della salute.

Del resto, la pandemia di Covid-19 ce lo ha insegnato nel più chiaro, anche se duro, dei modi: serve un cambio di prospettiva, serve intervenire in funzione delle persone e delle comunità, non delle malattie, servono reti diffuse di servizi per la salute mentale inclusivi, integrati e radicati nel territorio, con un potenziamento di quelli rivolti a bambini, adolescenti e giovani adulti, servono sensibilizzazione e crescita culturale attorno alla salute mentale, per informare, educare e contrastare lo stigma.

L’OMS ha individuato la salute mentale come una priorità assoluta in tempi di Covid-19, ed è sotto gli occhi di tutti la necessità di intervenire per limitare i problemi psicosociali legati alle criticità conseguenti alla pandemia e di cogliere l’opportunità per migliorare i servizi di salute mentale.

Qualsiasi pandemia prima o poi finisce, ma le conseguenze restano.

 

Autore: Redazione UpValue